di Eva Giacchè
Erica, prima di tutto, potresti presentarti ai nostri lettori? «Buongiorno, sono Erica Marcaccioli, nata e cresciuta ad Umbertide e da qualche anno “nomade” in giro per il mondo. Da circa un anno e mezzo vivo a Fano e lavoro a Pesaro in una multinazionale dove gestisco le spedizioni dei ricambi per determinate aree del mondo».
Cosa ti ha spinta a viaggiare da sola e qual è stato il tuo primo viaggio?
«Lasciare tutto per seguire letteralmente un sogno è stata una scelta molto difficile ed estremamente sofferta anche e soprattutto perché quasi tutti intorno a me mi dicevano che era una follia, che non ce l’avrei fatta, che era un errore madornale. Ed invece eccomi qui. Ho scelto di partire perché sentivo il bisogno di vedere con i miei occhi ciò che il mondo aveva da offrimi, volevo imparare una lingua nuova, subire lo shock culturale; ciò che vivevo non mi bastava più e non riuscivo ad accettare che la mia vita fosse confinata ed il mio percorso già segnato. Da li è maturata la mia decisone e il 26 maggio 2009 sono partita per l’Australia dove ho vissuto per circa due anni e mezzo. Senza ombra di dubbio questo è stato l’inizio di tutto».
Quanti paesi hai visitato? E quale il quello in cui ti sei sentita più a casa?
«Ho visitato molti paesi ma ne ho ancora tanti da vedere! Australia, Nuova Zelanda, Tasmania, Indonesia, Malesia, Giappone, Hong Kong, Cina, Stati Uniti, Emirati Arabi, Islanda, Giordania, Turchia e ovviamente Europa. E’ difficile dire in quale mi sia sentita più a casa ma sicuramente il paese in cui mi sono sentita più straniera è stata la Cina».
Qual è stato il viaggio che più ti ha segnata e per quale motivo? «Ogni viaggio che compio, come ogni persona che incontro, lascia un segno indelebile e per questo faccio fatica ad indicane uno solo. La sensazione di meraviglia che ho provato ammirando Petra in Giordania, gli iceberg blu in Islanda, i templi in Giappone, la città degli Hobbit in Nuova Zelanda e tutte le altre meraviglie che ho avuto l’occasione di vedere non può essere descritta a parole».
Cosa non può mancare nella tua valigia? «Sicuramente non può mancare il mio telefono con cui faccio migliaia di foto e video, e un power bank nel caso si scaricasse!»
C'è un esperienza, un luogo che è rimasta particolarmente impressa nei tuoi ricordi? «Un luogo che mi ha colpito profondamente è stato Il monumento ai bambini e il memoriale nazionale della pace di Hiroshima per le vittime della bomba atomica. E’ un luogo molto toccante e di profonda riflessione dove regna un silenzio pesante e surreale. Il monumento è stato realizzato per commemorare i bambini vittime della bomba atomica è ricoperto di ghirlande colorate composte da tanti piccoli origami a forma di gru. Il memoriale, invece, è un percorso che conduce ad una grande stanza circolare sotterranea nelle cui pareti è riprodotto il panorama della città dopo il bombardamento, visto dal punto zero (punto dove è esplosa la bomba). Le pareti sono rivestite con 140.000 piastrelle simboleggianti il numero di vittime presunte alla fine del 1945».
Non ti sei mai sentita in pericolo? «In verità no. Evito sempre situazioni o luoghi che potrebbero risultare rischiose in determinati contesti».
Quale meta consiglieresti alle donne che viaggiano in solitaria? «Molto dipende dallo spirito con cui si viaggia e dalla capacità di adattarsi di ogni persona. Personalmente eviterei determinati paesi ma conosco molte ragazze che li hanno visitati senza alcun problema».
Per te il viaggio è... «Uno strumento per guardare il mondo con occhi diversi, un percorso che ti trasforma e che ti mette costantemente alla prova».
Quali le tue prossime destinazioni?
«Ancora non so di preciso quale sarà la mia prossima meta ma sicuramente sarà in inverno in un posto al caldo. Mi attirano molto la Birmania, Lo Sri Lanka e Cuba ma ancora è tutto da decidere».
Svelaci una curiosità: quanti soldi ci vogliono per viaggiare tanto come te?
«Molta gente mi dice “ sei fortunata a fare tutti questi viaggi” e la cosa mi fa veramente arrabbiare. Fortuna per me è giocare 5 numeri a caso e sbancare il superenalotto. I miei viaggi, invece, sono frutto di una ponderata valutazione e di rinunce. E’ vero che viaggiare non è economico ma nemmeno necessariamente costoso».
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